SCICLI: SEQUESTRO BENI FERRANTE: LA PREFETTURA DICE SI, IN ATTESA DEL DISCO VERDE DEL DEMANIO

La Prefettura di Ragusa ha dato il proprio via libera all’acquisizione da parte del Comune di Scicli dei beni immobili provenienti dalla "confisca Ferrante". Ora si attende il disco verde dell’Agenzia del Demanio di Palermo perché il fabbricato rurale e l’annesso terreno di 4000 metri quadri in contrada Mendolilli, e un altro stacco di terra in contrada Guardiola, con annesso fabbricato, possano essere destinati a case famiglia e a centri di accoglienza per ragazze madri, disabili, extracomunitari e minori a rischio. Il Prefetto Marcello Ciliberti ha accolto la richiesta del sindaco Falla, di rendere possibile l’acquisizione da parte del Comune di due case rurali e degli annessi terreni, appartenuti alla famiglia di Antonino Ferrante, 36 anni, originario di Palermo, condannato per reati di mafia e i cui beni sono stati confiscati ai sensi della legge 575 del ’95. L’art. 3 della legge 109 del ’96 stabilisce che la destinazione di beni immobili confiscati è disposta con provvedimento del Direttore Centrale del Demanio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, su proposta del dirigente dell’Agenzia del Demanio competente per territorio, e dopo l’acquisizione dei pareri del Prefetto e del Sindaco. Dopo i primi due passaggi, manca il terzo, il via libera del Demanio. Il sequestro dei beni del Ferrante risale al 2002 ed è stato disposto dal Tribunale di Ragusa nell’ambito delle misure di prevenzione e sicurezza. All’epoca, oltre agli immobili in questione, furono sequestrati anche sei libretti postali di risparmio, due Lancia Thema e una Fiat Panda, una rivendita di frutta e verdura, e un libretto bancario. "Il Comune di Scicli ha rinunciato ai beni mobili –spiega il sindaco- chiedendo di acquisire gli immobili: uno stacco di terreno di 4050 metri quadri in contrada Guardiola e la casa rurale che vi insiste, e l’unità immobiliare costituita da un fabbricato rurale adibito ad abitazione in contrada San Lorenzo Mendolilli, composto da tre vani, cucina e stalla retrostante, della superficie di 50 metri quadri, con annesso terreno di pertinenza di 480 metri quadri. Quest’ultimo immobile, secondo le stime del Tribunale di Ragusa, valeva, nel 2002, intorno a 60.000 euro, mentre l’altro immobile valeva, sempre nel 2002, intorno a 200.000 euro". Il sequestro dei beni è stato confermato dal Tribunale di Ragusa nel febbraio del 2003, è stato poi confermato dalla Corte d’Appello di Catania ed è divenuto irrevocabile nel marzo del 2005.

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