cronaca giudiziaria. Otto indagati per l’allargamento cave Giarrusso

La Procura della Repubblica è giunta alle sue conclusioni ed ha incluso otto nomi nel registro degli indagati. La magistratura giudicante ha, infatti, concluso che l’allargamento delle due cave di pietra di Contrada Giarrusso Liccio non si doveva né chiedere, né autorizzare. I vincoli ambientali e paesaggistici che contraddistinguono quella zona rendono, di fatto, illegittime le concessioni dell’Ufficio tecnico comunale. Il reato ipotizzato è l’abuso d’ufficio. Tra gli indagati ci sono dipendenti dell’Ufficio Tecnico Comunale, i titolari ed i legali rappresentanti delle cave “Colacem” e “Profetto” ed anche e il responsabile del Dipartimento Minerario in cui ricade la zona, comunemente già nota perché avrebbe dovuto esserci realizzato un impianto di biomassa. I lavori, e sulla vicenda è già in corso un processo nel quale sono coinvolti un paio di persone di questa ulteriore inchiesta avviata nel novembre 2004. Le indagini sono andate avanti in tutti questi mesi anche dopo la conclusione del primo troncone di cui si diceva, scaturite dalle denunce presentate da alcuni residenti della zona e da due associazioni ambientaliste, il Movimento Azzurro e Legambiente, rappresentati dagli avvocati Antonio Borrometi e Tiziana Serra, con le quali erano ipotizzate delle irregolarità in merito al rilascio delle concessioni per la realizzazione di un kartodromo in contrada Zimmardo – Bellamagna, dell’impianto di biomassa e per l’allargamento delle due cave di pietra ricadenti nell’ampia porzione di territorio di Giarrusso-Liccio. Per i primi due casi, come si diceva, è già in corso il processo. che ha prodotto tredici rinvii a giudizio, mentre un’ulteriore indagine è andata avanti fino a pochi giorni fa allorquando il Sostituto Procuratore della Repubblica, Francesca Aprile, le ha dichiarate concluse.

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