Cronaca giudiziaria. Operazione Oro Verde. Condanna per un imputato

Si è concluso con la condanna a due anni di reclusione, l’ultimo dei diversi processi penali ricondotti all’operazione “Oro Verde”, eseguita tra l’altro a Scicli dalla Guardia di Finanza, attraverso la quale furono accertate violazioni tributarie con il coinvolgimento di alcune società alle quali era a capo l’imputato, l’imprenditore agricolo sciclitano Angelo Miceli, 45 anni, insieme al fratello Vincenzo. Il primo, che rispondeva di bancarotta fraudolenta, difeso dagli avvocati Emanuele Nicola Sgarlata di Chiosi e Fabio Lucifora, è stato condannato, come si diceva, a due anni di reclusione, a fronte di una richiesta avanzata dal pubblico ministero, Francesca Aprile, di sei anni di reclusione. Il Collegio Penale del Tribunale di Modica, presieduto da Michele Palazzolo, ha riconosciuto all’uomo le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate. Le fiamme gialle accertarono all’epoca un giro di affari di oltre 40 miliardi di vecchie lire sottratti al fisco da parte di tre società che riconducevano a due germani sciclitani. Alcune di queste furono dichiarate fallite. I fatti attinenti a questo procedimento si riferivano al mese di marzo del 2002 quando Angelo Miceli rivestiva la carica di presidente della Cooperativa “Gsc”. Secondo il piemme, l’imputato avrebbe consentito la distribuzione degli utili ai soci, emettendo una falsa nota di credito con cui rinunciava alla società stessa, compresi i crediti scaturiti da alcune operazioni effettuate dalla società ortofrutticola. La sede della società coincideva con lo studio di un commercialista il quale confermò che non aveva rapporti da tempo con i due imputati sottolineando che la società aveva una sede operativa in Contrada Arizza, a Donnalucata. Nel corso degli accertamenti sarebbe, altresì, emerso che la Gsc. aveva avuto rapporti molto frequenti con le altre due società delle quali i Miceli erano soci.

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