RAGUSA. POLEMICA SUL RESTAURO DUOMO S.GIORGIO. I TECNICI REPLICANO A GRANATA

la Direzione dei Lavori, formata da Areddia – Distefano – Lo Presti – Brugaletta – Greco, replicano alle accusa di Fabio Granata, ex assessore regionale in merito al restauro del Duomo di San Giorgio in Ragusa Ibla. Ecco, integralmente, il testo della replica. "Al momento della liberazione dai ponteggi della facciata del Duomo di S. Giorgio ci si aspettava, ovviamente, delle reazioni di vario segno, ma non certo una “BORDATA AD ALZO ZERO” con grande contorno di polverone, come quella dell’avv. Granata Fabio, ex assessore ai Beni Culturali: reazione spropositata ed inopportuna, nonché inutile, allorché sarebbe bastata una semplice telefonata alla competente Soprintendenza per ricevere tutti i doverosi chiarimenti del caso. Con la presente lettera aperta quindi, ci proponiamo, quanto meno, di seminare il dubbio sulle granitiche certezze espresse con tanto clamore dall’onorevole avvocato. In primo luogo, durante i lavori di restauro, non c’è stata alcuna “delirante interpretazione dei materiali”, nonché nessuna “fantasiosa soluzione nel lasciare nella tonalità grigia più chiara i plinti”, semplicemente perché i lavori di restauro sono tuttora in corso. I capitelli, il fregio della trabeazione ed i portali non sono stati “rifatti” [sic!] “con un colore bituminoso” o con un “color petrolio” e nessun “incredibile maqillage” è stato operato sulla facciata! Semplicemente tutte le parti che egli definisce “colorate nere” sono ORIGINALI, DEL SETTECENTO e del novecento (quelli del secondo ordine) ed il loro colore, per la natura del materiale lapideo usato, è inconfutabilmente quello naturale. Il “raffinato” grigio è già frutto di una prima alterazione. L’operazione di restauro condotta dai direttori dei lavori, di concerto con la Soprintendenza, è consistita oltre che nella pulizia anche in un semplice trattamento con un protettivo naturale per proteggere la pietra dagli agenti esterni ritardando l’attacco delle alghe e dei licheni. Tale trattamento, come è noto agli addetti, altera il colore, scurendolo, solo momentaneamente come peraltro è già successo con la cupola dove, poco dopo il medesimo trattamento, lo stesso materiale lapideo si è naturalmente di nuovo sbiancato. L’accusa di aver seguito una “linea di protagonismo” peraltro definita “sconclusionata” non ci tocca quindi minimamente! Un’operazione di restauro non è una composizione pittorica ma ha bisogno dei suoi tempi tecnici. Ciò premesso, possono esserci dubbi sul fatto che l’uso di materiali con caratteristiche molto diverse sia stata una scelta precisa di chi realizzò la facciata [i capimastri] ma sicuramente non di chi con tanta prudenza l’ha oggi restaurata. Non ci arroghiamo certezze assolute, come appaiono quelle di alcuni “professori universitari”, ma vogliamo, senza andare molto lontano fare osservare, a chi sa guardare, l’uso diffuso e compositivamente coerente dell’accostamento dei due materiali locali nei monumenti iblei settecenteschi quali palazzo Sortino Trono, La Rocca, Cosentini, Zacco e altri, senza contare la quantità di palazzi e architetture minori databili dal XVIII al XX secolo. Di quanto sopraddetto la direzione dei lavori ha ampia ed esaustiva documentazione che – a prescindere dalla querelle sollevata dall’avvocato – era ed è tuttora in programma che faccia parte di apposita mostra pubblica stavolta a conclusione dei lavori. Resta inteso che gli scriventi sono a completa disposizione per fugare ulteriori dubbi se solo qualcuno, tanto interessato all’argomento, li degnasse di una semplice e civile telefonata. Infine quanto indelicato ci appare il comportamento tenuto anche, e diremmo soprattutto, nei confronti della competente Soprintendenza, che puntualmente ha esercitato il suo ruolo istituzionale. Concludendo saremo altresì doverosamente ben disponibili, qualora ce ne fosse bisogno, a fornire tutti gli opportuni chiarimenti alla Comunità Scientifica Internazionale al momento del suo atteso sopralluogo. Cogliamo l’occasione per porgere la nostra più deferente stima nella speranza di non essere accusati più in futuro di quel “protagonismo” che tanto ha “offeso e scandalizzato” un uomo politico di tale importanza. Cordialmente da parte dei “fantasiosi” direttori dei lavori.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa